Un ricordo di Ian Masser (e della nostra storia)

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Emeritus Professor Ian Masser
Fonte: University of Twente

Nello scorso mese di aprile è mancato il professor Ian Masser. Probabilmente tutti quelli che si occupano di geographic information hanno letto qualcosa scritta da lui (20 libri e più di 300 papers).
AMFM in numerose occasioni, da metà degli anni ‘90, ha collaborato con lui, intensamente e anche a lungo, nell’ambito di associazioni internazionali o di progetti europei.
Masser ha sempre sottolineato l’importanza della cooperazione. Molte organizzazioni e attività di collaborazione internazionali sono state avviate con il suo decisivo contributo. Citiamo EUROGI (European Umbrella Organization for GI), di cui è stato presidente dal 1999-2003, AGILE (Associazione dei Laboratori di Informazione Geografica in Europa), di cui è stato il primo presidente dal 1998 al 1999, GSDI, (Global Spatial DataI Infrastructure Association) di cui è stato presidente del 2002 al 2004.
Ha insegnato a lungo nell’Università di Sheffield, ma anche a Utrecht, all’ITC di Enschede, sempre in Olanda (oggi incorporato nell’Università di Twente), e presso la KU Leuven in Belgio.
Masser si era formato come geografo e urban planner, ma ben presto, passando attraverso l’analisi quantitativa dei fenomeni territoriali, è arrivato ai GIS. Un percorso, dall’urbanistica ai GIS, fatto da molti nel mondo anglosassone, ma anche altrove. Ad esempio in Italia: non è casuale che la prima istituzionalizzazione di un percorso formativo GIS, i Diplomi Universitari in SIT, nascano, intorno a metà anni ‘90, nelle Facoltà di Architettura.
Masser si è occupato di GIS ma soprattutto di Spatial Data Infrastructure, a partire dai primordi, nei primi anni ‘90, focalizzandone in particolare la sua dimensione politica e di “social process of learning by doing” (e prendendosi qualche critica da chi ha una visione più technology centric).
Nel 2019 Masser ha curato il libro Geographic Information Systems to Spatial Data Infrastructure: A Global Perspective, che adesso può essere visto come un lascito alla geospatial community. Dei 19 capitoli che lo compongono, 9 sono firmati solo da lui, gli altri sono in collaborazione: ovviamente avrebbe potuto scrive tutto il libro da solo; la scelta di scriverlo in collaborazione (scelta già fatta in occasione di altri libri) ci sembra una conferma del suo credere nella cooperazione.
Era un inglese profondamente europeo che ha puntato alla dimensione scientifica della informazione geografica senza sottovalutare la sua rilevanza sociale ed amministrativa per tutte le nazioni. Quale mentore ed amico supportò la candidatura di Mauro Salvemini alla presidenza di AGILE e di EURO-GI ma il suo carisma di chairperson è rimasto ineguagliabile.
Questa paginetta l’abbiamo scritta, con un po’ di emozione, per ricordare Ian grande amante dell’Italia. Ma anche per ricordare qualche passaggio della nostra storia.